L’Organo Dom Bedos Roubo

L’incontro con Barthélemy Formentelli

L’idea della costruzione dell’Organo Dom Bédos risale all’aprile 2000. Don Luigi voleva donare alla chiesa recuperata un organo degno. In tale occasione viene chiamato a far parte del comitato come esperto di organaria Filippo Tigli.

In aprile Alessandro Nisio, Filippo Tigli, don Luigi e Giuliano Aguzzi si recano in Roma per la benedizione del grande Organo del Giubileo in Santa Maria degli Angeli. Qui incontrano l’organaro Barthélemy Formentelli, artigiano che costruisce e restaura secondo le regole classiche dell’arte organaria, senza compromesso alcuno alle moderne tendenze, ottenendo sonorità suggestive, calde e ataviche.

Verso un nuovo strumento

Dall’incontro con l’organaro nasce l’idea: si rinuncia a ricostruire l’organo originale e si decide di realizzare un grande organo seguendo le indicazioni di due trattati settecenteschi: L’art du Facteur d’Orgues, del benedettino Dom Bédos e L’Art du Menuisier-Carrosier, di Monsieur Roubo le Fils, sull’ebanisteria e alta falegnameria.

François Lamathe Bédos de Celles de Salelles (1709~1779), era un monaco benedettino di nobili origini, assolutamente eclettico: matematico, geometra erudito, organaro, autore di un saggio sulla Gnomonica Pratica. Ad oggi, un organo Dom Bedos è in St. Croix a Bordeaux, ricostruito da P. Quoirin. Il trattato scritto dal benedettino esplica in dettaglio l’intero procedimento della costruzione di un organo: come realizzare gli strumenti necessari, rudimenti di meccanica e disegni delle trasmissioni, la scelta dei materiali, tutti gli sviluppi delle misure delle canne per registro; è una pubblicazione rigorosa, tutt’oggi di riferimento per gli organari.

L’Art du Menuisier-Carrosier di Monsieur Roubo le Fils, risalente al 1768, è un trattato di falegnameria e scultura lignea su cui si è basata la progettazione della “veste” esterna dell’organo. Essa svolge ruolo estetico, ma ha anche una funzione determinante per la qualità del suono, come del resto avviene per ogni strumento musicale. L’elegante disegno di Roubo per un Buffet du Grand Orgue, mai realizzato, diviene realtà nell’organo realizzato a Rieti.

I lavori prendono il via

Il 15 gennaio 2004 fu firmato il contratto fra la bottega organaria Barthélemy Formentelli e il Comitato San Domenico. Subito dopo ebbero avuto inizio i lavori, durati 5 anni. Quattro visite per l’avanzamento sono state fatte dal Comitato presso la Bottega dell’organaro, in Pedemonte di Verona, nel corso della costruzione. In una di queste fu tenuto un convegno sull’arte organaria (14 aprile 2007).

Uno strumento unico

Lo strumento di Rieti è il lavoro d’organaria ed ebanisteria più elaborato mai costruito in Europa dopo la Rivoluzione Francese, per la cura delle sculture e la costruzione interamente manuale.

È uno strumento classico alla francese, con cinque tastiere e pedaliera di 30 tasti. L’organo di Rieti ha 57 registri e 4054 canne, con positivo tergale, consolle a finestra nello stile dei organi storici della Francia. La pedaliera a leggio alla “francese”, come da originale Dom Bédos-Roubo, è alternabile con una pedaliera diritta alla tedesca, per agevolare l’esecuzione della letteratura europea più recente.

La cassa monumentale dello strumento misura 13 metri. In quattro anni, dal 2004 al 2008, vengono costruite a mano, con lastre di lega di stagno battute e saldate a filo ben 4000 canne, le cui misure e la fattura ricalcano alla perfezione quanto esplicato nel trattato di Dom Bédos.

Le pale musicali, le basi delle torri, tutte le decorazioni fitomorfe, compresi i vasi di spezie che sormontano le torri sono scolpite e incise a mano seguendo i disegni del Roubo dal mastro ebanista della scuola di Bovolone Sergio Bellani, sul profumato e tenero legno di cirmolo.
Barthélemy Formentelli realizza anche delle splendide canne di “Trompette a bataille” poste in bella vista, in orizzontale, secondo la moda spagnola dell’epoca e completa l’organo di propria iniziativa con accessori aggiuntivi come gli usignoli dal pastorale effetto, l’unione tra la seconda e terza tastiera ed il pedale, e la predisposizione per un futuro ulteriore registro di “Gran Cornetto” sul grand’organo, per completare il suo massimo capolavoro.

L’inaugurazione

La laboriosa costruzione si concluse con l’arrivo in San Domenico dapprima del positivo, nel Natale 2007, e successivamente dell’organo. I lavori di rimontaggio celebrati l’8 dicembre 2008, furono completati in luglio 2008. A benedire l’organo nel giorno della festa dell’Immacolata fu il cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato Vaticano e presidente onorario del Comitato. Si stima che per la solenne cerimonia furono in San Domenico circa 900 persone, oltre a quelle rimaste fuori.

Alla benedizione fece seguito il concerto di Marc Pinardel. L’organo seppure incompleto, già manifesta il suo carattere imponente e brillante; anche il successivo concerto in occasione del Reate Festival vedrà il tutto esaurito, confermando il Dom Bédos come fenomeno culturale di grande rilievo nel panorama organologico nazionale.

L’opera è stata resa possibile grazie all’apporto finanziario in massima parte della Regione Lazio: a seguire il Comune di Rieti, la Provincia di Rieti, la Fondazione Varrone e la famiglia Begi di Rieti.